lunedì 23 aprile 2012

335/365 photoproject



il lavoro rende liberi


è il secondo campo di concentramento che visito. dachau. è vicino a monaco e ci siamo andati questa mattina.

non è il massimo della vita, direte. e in effetti non avete tutti i torti. ma sono cose che, a parer mio, vanno viste.

volevo che andre vedesse. ha un'etá in cui è estremamente ricettivo. il suo cervello è una spugna, ed è un bimbo curioso e desideroso di capire, di sapere.

vedere con i propri occhi certe cose, fa pensare. anche se le si sono già sentite tante volte. anche se si sono visti tanti film. anche se qualcuno già ti ha raccontato. anche se lì, in quello stesso campo che ha visto lo sterminio di migliaia di uomini, di 'originale' è rimasto ben poco.

ma c'è un silenzio che fa riflettere. e un vuoto che mette paura.




anche pietro, che solitamente saltella come una cavalletta, è stato più tranquillo del solito. come se percepisse qualcosa di 'pesante'.




si è fermato incuriosito a guardare dei sassi posati in fila su un monumento di commemorazione. ci ha chiesto il motivo dei sassi messi così. gli abbiamo semplicemente detto che è un modo per dire 'io ci sono stato e ricordo'. ha preso un sasso e l'ha appoggiato. e poi guardandolo, tutto compiaciuto ha ripetuto 'io ci sono stato' :)




pranzo e pomeriggio molto più frivoli, per fortuna. abbiamo girato un po' a caso per il centro di monaco. senza una meta particolare, ma lasciandoci semplicemente attirare dalla città nelle vie che sembravano ispirarci di più.











è stato bello, frivolo e nemmeno troppo stancante. monaco mi è sembrata molto vivibile. il traffico è ordinato. la gente tranquilla.





pietro ha trovato la cosa più interessante della sua giornata proprio nella piazza principale.







i lavori in corso...e non si schiodava più.
andre invece la sua ammirazione l'ha spesa tutta qui.







la via del ritorno (come all'andata del resto) è stata una delle strade più belle che abbia mai fatto.
distese di prati e colline dolci. a perdita d'occhio. basta prestare un po' di attenzione e anche solo passando in macchina si vedono cervi, falchi e lepri. ne abbiamo contati a decine.

sì. ribadisco che se la mia avversione per gli autoctoni non fosse così alta, qui io potrei proprio viverci. :P





naza

2 commenti:

  1. Mi hai fatto venire un po' di groppo allo stomaco. Io ne ho visto solo uno, Mauthausen. Avevo 17 anni, mi pare. Mi ricordo che all'inizio ridevo. Sì, ridevo tanto. Non c'era nulla da ridere, è ovvio, ma era il mio modo per proteggermi. Ricordo il volto di una ragazza in un'enorme foto all'interno delle camerate. Quell'immagine fu più forte di ogni mia difesa, e fu li che inizia a percepire la cosa più ingombrante che c'è in questi posti, ovvero il silenzio. Sì, certe cose vanno viste, e non dovrebbero essere dimenticate.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. anch'io ho visto Mauthausen più o meno a 15 anni. e mi era rimasto molto impresso. il silenzio a volte è l'urlo più straziante.

      Elimina